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mercoledì 1 novembre 2017

Sigmund Freud 1 - Steve Jobs 0


Nebbia, la strada è sterrata e in salita. Perché c’è sempre la nebbia nei sogni che faccio in poltrona, non l’ho mai capito. Freddo e fatica alle gambe, tocca arrivare in cima, sfidando l’aria gelida con la coperta che mi avvolge fino a farmi sembrare l’ombra antica di mia nonna che si vestiva nel dopoguerra con le stoffe che contenevano i viveri mandati dal cielo. La cabina telefonica è in alto, il vento è contrario e rallenta i miei passi, ma devo farlo, chiamare mia madre e dirle del mio ultimo esame. In mano due gettoni. 50 metri ancora, 40. 30. Adesso 10. “Pronto, mamma, mi senti?”.  Lei risponde ma non sembra sentirmi, sento la tv, sento la voce di lei e forse anche quella degli altri, ma non ci sentiamo. Nessuna colpa, dentro la cabina telefonica fa meno freddo ma il filo è rotto, non me ne ero accorta, provo a sistemarlo e a ricacciare dentro l’ultimo gettone rimasto che l’apparecchio telefonico aveva sputato via, ma cade, rotola fuori l’abitacolo, allungo la mano per raccoglierlo e vengo svegliata dal frastuono del telefonino che ho in tasca. Mi chiedo: ma quanto è profondo il nostro inconscio che riesce a farci sognare una cabina telefonica quando abbiamo in tasca un iPhone?. Sigmund Freud 1- Steve Jobs 0.

mercoledì 18 ottobre 2017

Dimmi quanti calzini spaiati hai e ti dirò chi sei

Un solo calzino spaiato.  Ci sono delle buone probabilità che tu stia mentendo, che in realtà siano molti di più i tuoi calzini spaiati, ma io sono fiduciosa nel genere umano spaiato per natura, e voglio crederti. Sicuramente sei un tipo abbastanza ordinato, che hai molta cura delle tue cose, forse solo delle tue e mi viene quindi il dubbio che tu sia un po’ egoista e probabilmente tirchio, uno di quelli che pur di non ricomprare un paio di calzini, conta quelli che ha nel cassetto tutte le sere prima di andare a letto. Una valida alternativa alle pecore. Di certo posso dirti che le nostre strade non si incontreranno mai e se si dovessero incontrare, ti spaierei ogni notte ciò che il giorno fatica a ri-appaiare. 

Due calzini spaiati. Sei una persona equilibrata, ti piace fare le cose per bene e ogni tanto ti concedi pure qualche vizio, come ad esempio, esagerare con i biscotti, entrare in qualche negozio di intimo senza essere visto, sai stendere i panni dal lato giusto e sai far quadrare sempre i conti. In caso di due calzini spaiati, saresti capace di accoppiare i superstiti per non ammettere la sconfitta. Ma la tua etica e la tua morale te lo impediscono. Di certo io e te non ci conosciamo, ma mi piacerebbe incontrarti in un sexy shop o fotografarti mentre stendi i panni.

Tre calzini spaiati. Sei una persona loquace, hai una buona dialettica, spesso confondi ritardo e anticipo e i tuoi appuntamenti con gli altri suonano sempre con frasi del tipo “ci vediamo in zona stasera”, “ti chiamo appena mi libero, tu preparati”, “dimmi dove sei che se posso ti raggiungo”. Gli altri ti accettano come sei. Tu pure. I tre calzini spaiati non li butti subito, per un po’ li tieni su una sedia, fiducioso nel ritrovamento. Sicuramente io e te abbiamo fatto un pezzo di strada insieme, o forse ci siamo baciati all’uscita di un locale ma non ricordiamo il nome. Non del locale, il nostro.

Quattro calzini spaiati. Sei una persona brillante. Ti piace giocare con le posate mentre aspetti la seconda porzione del tuo piatto preferito. Ti capita di perdere documenti importanti ma anche di ritrovare banconote dimenticate in giacche seppellite nel tuo armadio. La tua lista degli amici è come quella della spesa: aggiungi, togli, dimentichi, ritrovi, senza mai trascurare però gli affezionati. Se le cose non stanno come dici, non ti arrendi, ti affidi alla magia, riformuli e convinci la platea dei tuoi ascoltatori che ciò che vedono non sono calzini diversi, ma solo la variante su tema del tuo calzino preferito. Io e te ci conosciamo e ci siamo fatti riapparire e sparire più volte vicendevolmente. Non importa se in questa o in un'altra vita.

Cinque calzini spaiati. Sei una persona interessante. Non so a chi ma  di certo interessi, piaci, incuriosisci. L’ordine non è il tuo forte e la tua forza è fregarsene. Per te i conti non devono quadrare per forza, tu ai quadrati, preferisci i girotondi, gli scambi, le frasi incompiute e i puntini di sospensione. Il senso pratico non ti manca ma non ti ricordi dove lo hai messo. Su alcune cose hai le idee chiare: se vedi due persone pensi a una coppia, se ne vedi tre pensi a una storia d’amore, se ne vedi cinque pensi ad una festa. Su altre devi ancora farti un’opinione e alcune domande ti tormentano: “cosa fanno i calzini mentre tu non ci sei?” Di certo io e te facciamo le stesse ricerche su internet e abbiamo la stessa analista o la stessa identica infanzia contorta anche se in punti diversi.

Più di cinque calzini spaiati. Ti piace la vita, calpestare l’erba, inciampare sui problemi degli altri. Sei un tipo determinato, indeciso, risoluto, propositivo, oppositivo, pigro come un gatto, caparbio come un salmone in risalita. I tuoi calzini spaiati sono più di cinque e gli altri, quelli che rovinosamente resistono in coppia, non sono ordinati spasmodicamente in un cassetto, ma vivono liberi di accoppiarsi come meglio credono. Tanto per te, non è un problema fare tardi a lavoro, perché la libertà viene prima di ogni cosa. Io e te, abbiamo già un biglietto per il prossimo viaggio e un appuntamento senza orario nei pressi di una linea gialla.

Ho usato il maschile, perché noi donne, con tutte le cose che abbiamo da fare, non possiamo mica metterci a contare i calzini spaiati!


domenica 1 ottobre 2017

Due cose pazzesche

Due cose pazzesche. 
La prima è che sono viva. La seconda è che anche tu che leggi sei vivo.


Adesso possiamo decidere se ignorarci, farci la guerra, sfidarci, boicottarci, amarci, toccarci, collaborare.  Io fossi in te, deciderei di collaborare. Anche perché ho un trasloco da fare.


mercoledì 27 settembre 2017

Una cosa pazzesca


Pronto? Sei appena rientrato?
Verresti a controllare se sono viva o morta? Non sto scherzando. Non posso decidere da sola se sono morta. Nessuna morte si è mai auto-confermata. È indispensabile la presenza di qualcuno, lo so, è assurdo, una cosa preziosa come la propria morte, la può verificare solo qualcun altro. Se capita che muori, e capita, non puoi verificarlo da solo e non puoi darne notizia. Altro che libertà. Altro che democrazia. Lo so mi dispiace farti scomodare, e poi è mercoledì ed è il giorno in cui tu finisci prima di lavorare e potresti startene tranquillo davanti la tua serie tv preferita. Ma ho bisogno di sapere se sono viva o morta. Sto cercando di capirlo da sola, provando a ricordare tutte le nozioni che ho dell’inferno e ad occhio e croce ci sono finita in pieno. Dai, vieni. Dai, solo una sbirciatina. Se sono viva, svegliami: devo raccontarti una cosa pazzesca!


Link immagine: taryndraws

mercoledì 20 settembre 2017

ore diciannove

Sapete quella storia che c’è un tempo per la semina e uno per la raccolta? Credo c'entri la Bibbia. O forse la natura. E anche se a me ne parlò per primo Fossati, la voce più accreditata resta quella dei vangeli sinottici ovviamente, quando Matteo, Marco, Luca, Tommaso, raccontarono la parabola del seminatore. Marx spostò il problema dal ruolo della semina al ruolo dei contadini. E anche quando dopo il 18 Brumaio il contadino che decise di liberarsi del suo appezzamento di terreno si fece contadino rivoluzionario, anche allora, vi era un tempo per la semina e uno per la raccolta. Oggi io voglio dirvi che se è vero che c’è un tempo per ogni cosa, c’è un’ora del giorno buona per fare una cosa: per fare pace. Le 19:00. Alle 19 ti arrendi. Quello che sei riuscito a fare, bene, per quello che non hai fatto, ci sarà tempo domani. Fai pace con i pensieri peggiori, è l’ora giusta per bersi una birra o un bicchiere di vino, a secondo delle tue preferenze etiliche. Puoi far scatenare la notte e tutte le sue perversioni, distorsioni, magie. Puoi fare pace anche col vicino, anzi ti consiglio di uscire da casa, bussare alla sua porta e offrirgli il tuo bicchiere. Alle 19 le ansie smettono di lottare, se per minuti o per ore, quello dipende da te, dal tuo temperamento e dalla gradazione alcolica. Non sei più arrabbiato. Potresti anche prendere il telefono e chiamare quel bislacco che è sparito col tuo sorriso e ti ha lasciato solo perché non sei soda come Fausta. Ma per quest’ultimo passaggio aspetterei le 20, quando tutto tornerà normale.