I nutrizionisti sono come il colesterolo: c’è
quello buono e c’è quello cattivo.
Il 90% dei nutrizionisti che rappresenta il
colesterolo buono è formato dalle mamme o da figure femminile materne. Le mamme nutrono, ci preparano da mangiare e
quando i figli si allontano la prima cosa che chiedono (per le anaffettive va
bene anche l’unica) è: “hai mangiato? Cosa hai mangiato?”. Non importa se il
figlio si è appena allontanato da casa o se vive a km di distanza ormai da 15
anni, la domanda di rito resta sempre la stessa. Il restante 10% è costituto
dai bravi nutrizionisti di professione, che sanno ascoltarti, leggere i segnali
del tuo corpo, e spesso riescono a guarire fastidi e mal funzionamenti che per
anni avevamo cercato di riparare inseguendo inutili teorie o assumendo le
medicine sbagliate.
L’entità dei nutrizionisti che rappresentano invece
il colesterolo cattivo è di più ardua attribuzione, a causa dell’eterogeneità degli
elementi di provenienza e per la diversità della categoria di appartenenze.
Difficile parlare di percentuali, in special modo per me, che con i numeri non vado
molto d’accordo. I peggiori sono i nutrizionisti improvvisati che si spacciano
per professionisti del settore. Inutile ribadirne la pericolosità. Seguono, i
dispensatori di consigli, che per il solo fatto di esser riusciti a perdere
qualche chilo in qualche giorno, si avvalgono della possibilità di sentenziare
sulle cose che fa bene mangiare e quelle da evitare. Poi ci sono i
nutrizionisti avvoltoi, che sono quelli che mangiano dal tuo piatto, mentre tu
guardi la tv. Infine, ci sono i nutrizionisti dell’anima, che si prodigano in
pareri mai chiesti, in gesti affettuosi non graditi, che vorrebbero nutrirti con le loro parole
anche quando tu vorresti un po’ di silenzio per leggere un libro in pace.
Questi ultimi provocano nausea. Io li detesto.
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