E se a guidare Dante nell’inferno ci fosse stata
Virginia? Chissà come l’avrebbe presa Travaglio. Immagino poi, la voce angelica
di Beatrice vedendosi spuntare sul
ciglio del Paradiso il sommo Poeta in compagnia della virgin fanciulla. Già me
la vedo la Raggi, che conduce Dante nel girone degli immigrati e con voce mesta,
dopo aver consultato il blog, bisbiglia: “non ti curar di loro ma guarda
passa”. Lei che della città eterna è la prima cittadina, accompagna Dante a
mirar la di Trevi Fontana e anche lì, lo invita a non sostare, a non
spogliarsi, a non immergersi perché di multe in contrappasso ne è pien l’Inferno.
Licenzia Caronte, troppo canuto e stanco, vilmente vestito, scevro di economia
reale e social network e spedisce Dante su una funivia, fatta costruire coi
risparmi della mancata raccolta dei rifiuti, tanto l’Inferno è un posto truce,
si sa, ci penserà Beatrice in miglior loco, alla differenziata. E attenti al
vin divin, lo si potrà bere solo dopo le 20 e non oltre le due, o a Dante
toccherà una specie di Ramadan punitivo per aver sostato troppo sul ciglio del
Purgatorio.
Dante sommo Poeta.
No
Dante sommo Profeta.
Arrendetevi, filologi, medievalisti, teologi,
antropologi. Dante quel movimento stellato lo aveva già intravisto:
“e quindi uscimmo a rimirar le stelle” (Inferno)
“puro e disposto a salire alle stelle” (Purgatorio)
“L’ama
che move il sole e le altre stelle” (Paradiso).