A 13 anni marinai la scuola. Ai miei tempi in
Sicilia si diceva “m’acaliai”. Ogni tanto dicevo “fare sega” ma solo dopo i 14.
Ehi Umb, come si dice a Firenze marinare la scuola? Fare festa. Fare forca. I
francesi dicono “faire l’école buissonnière” i berlinesi “blaumachen”. Insomma,
io quel giorno non andai a scuola per starmene al centro di una piazza ad
osservare e prendere appunti. Detta così sembra quasi una cosa intelligente. E
io devo averla fatta proprio in nome della mia bieca intelligenza. Istinto
antropologico, desiderio sociologico, mi piacerebbe poter dire, ma niente di
tutto ciò. Fumo. Solo fumo. Scrissi cose talmente banali che a 20 me ne
vergognai profondamente. Stavo già all’Università, con le fotocopie del
carteggio Goethe-Schiller nella mano sinistra, i saggi di Le Goff dentro la
borsa, e gli appunti di Teoria della Letteratura da sbobinare, quando ritrovai
i quadernini dell’antropologa della piazza.
Panchina 1: passante con scarpe rosse, alle mie
spalle cemento armato, nell’aria pensieri funesti.
Panchina 2: da qui nessun passante, alle mie spalle
sempre cemento armato, nell’aria pensieri ancora più tristi.
Panchina 5: un gruppo di ragazzini stupidi devono
aver marinato la scuola e schiamazzano sulla panchina di fronte la mia, le
scarpe devono averle comprante in gruppo, sono tutte uguali, alle mie spalle
una palma, nell’aria pensieri esotici. (Tutto ciò che non parte da me è esotico.
Postilla postuma ovviamente.).
Feci sparire quei quaderni, non volevo rovinare
quanto di buono stessi facendo all’Università. Non sia mai che all’esame di
storia medievale venisse fuori la sociologa esotica che è in me! Li buttai.
Oggi a 40 anni, pur riconoscendo che senza le lezioni di Teoria della
Letteratura non ci sarebbe nulla di buono, consistente e strutturale in me,
vorrei continuare quei quadernini da sociologa della piazza, perché in fondo
non mi sono evoluta troppo e quando cammino per strada in testa, mi ripeto:
passante con scarpe rosse, alle mie spalle cemento armato, nell’aria pensieri
funesti - passante con scarpe rosse, alle mie spalle cemento armato, nell’aria
pensieri funesti – allontanarsi dalla linea gialla, allontanarsi dalla linea
gialla, allontanarsi dalla linea gialla.