Fu Agosto. Fu Agosto cocente e maledetto. La
Sicilia era piena di sole e di vita e mal sopportò la mia astenia, le mie
mani inquiete, i miei passi veloci, la mia malinconia che non trovava nome, e così mi rispedì nella parte continentale di me. In quarantacinque minuti di
volo mi ritrovai con una vacanza finita prima di iniziare e con l’unica
certezza di vivere in quella che
quando è vuota è veramente la città più bella del mondo. L’umore restò
cupo nonostante lo splendore dei fori imperiali alle 6 del mattino e nonostante
quel giro in motorino alle tre di notte fino al roseto. Poi la trappola del vuoto afoso, del non senso.
Forse è in momenti come questi
che taluni scrivono cose incomprensibili come
“nonpiangeresalamedaicapelliverderameèsoloungiocoenonèunfuoco”.
Il cinismo aleggiava tra i superstiti urbani e così
mia sorella mi chiese: «Non è che ti trasferiresti da
me per occuparti di Celestino cosicché io possa patire per qualche giorno di
mare?».
Ma ti pare. Io che adesso non so occuparmi di me
dovrei occuparmi di Celeste? Impossibile. «Certo che posso».
Ecco le chiavi! Qui c’è il cibo! Bada bene: questi
sono i croccantini che non devono mai mancare, questi sono i croccantini per i
gatti dei vicini che ti vengono a trovare, i gourment sono per il pranzo, questi
daglieli se lo vedi un po’ triste, questi sono i “premietti” se ha fatto
qualcosa di buono, questi qui, questi con la scritta bianca, daglieli di sera,
ma solo se non gli hai dato i “premietti”, altrimenti puoi dargli questi che ti
ho appoggiato sopra la credenza. Hai capito?
Certo che ho capito.
La casa è piena di post-it. Tutti per me! Nessuno
aveva mai scritto così tanto per me.
Celeste e io.
Io e Celeste.
Agosto. Roma. Cortile. Ultime raccomandazioni: «Celeste
sembra piccolo ma è già cresciuto e da qualche giorno sale pure sui tetti!». Celeste,
certe volte, fa tardi la sera.
Sui tetti? Porcomondo ho paura! «senti ti ho detto
che LUI sale sui tetti, non devi salirci tu, sta’ tranquilla». Se non fosse per
certe risposte di mia sorella starei ancora a ciucciarmi il calzino.
Celeste e io.
Ci guardiamo.
Lui sembra uno di mondo e mi fa sentire la piccola
fiammiferaia ma poi si fa buono e si avvicina. I patti sembrano chiari. Lo
fisso: sia
chiaro, tu andrai a farti le passeggiate ma non dovrà mai passare più di un’ora
senza che io abbia tue notizie, tu non devi perderti perché io non so dove
cercarti e poi se ti perdi mia sorella mia ammazza. Hai capito? Mi ammazza; fine, non potrò più trascinarmi e logorarmi al meglio perché sarò morta. Ammazzata.
Il pensiero non lo turba, ma sta ai patti, perché lui è un gatto e i gatti sanno sempre come trattare.
È lui che detta i ritmi di sonno e veglia, ma un mattino lo frego e mi alzo prima del suo risveglio e gli porto la colazione a letto. Apprezza, sembra tenero come un bambino di un anno ma varcata lo soglia di casa si fa adulto, burbero e scocciato. Si volta sempre prima di andar via e quando rincasa mi guarda come si guardano gli essere incompiuti, mi fissa e pensa: «questa è scema, questa me l’hanno mandata per aprirmi e chiudermi la porta di casa perché non si fidano ancora di lasciarmi le chiavi e per ricordarmi che gli esseri umani sono dei rompicoglioni pieni di paura e senza pelo e senza nemmeno una coda».
Il pensiero non lo turba, ma sta ai patti, perché lui è un gatto e i gatti sanno sempre come trattare.
È lui che detta i ritmi di sonno e veglia, ma un mattino lo frego e mi alzo prima del suo risveglio e gli porto la colazione a letto. Apprezza, sembra tenero come un bambino di un anno ma varcata lo soglia di casa si fa adulto, burbero e scocciato. Si volta sempre prima di andar via e quando rincasa mi guarda come si guardano gli essere incompiuti, mi fissa e pensa: «questa è scema, questa me l’hanno mandata per aprirmi e chiudermi la porta di casa perché non si fidano ancora di lasciarmi le chiavi e per ricordarmi che gli esseri umani sono dei rompicoglioni pieni di paura e senza pelo e senza nemmeno una coda».
I giorni scorrono veloci, non si è mai soli da soli con un gatto in
casa. Fa pure le fusa. È amore, amore che dura tra i 57 e i 120 secondi.
La mia
missione da cat sitter volge al termine e sto già in fase sindrome di
abbandono. Ho radunato le mie cose vicino la porta d’ingresso ed ho in testa il pensiero se salutare o no
Celeste. Non sopporto i finali. E poi lui che ne sa che è finita?
il cancello è socchiuso, Celeste rincasa e appoggia vicino ai miei
piedi una lucertola. Sui miei piedi. Mi guarda fiero e indifferente.
AAA cercasi
fierezza e indifferenza per reggere lo sguardo di un gatto, astenersi lucertole
e perditempo.
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