Ci sono giornate in cui
proprio non ce la fai più e giornate in cui pensi che con un buon integratore,
l’80% dei tuoi malesseri potrebbe svanire.
E così ti rechi nella tua
erboristeria di fiducia, descrivi accuratamente i sintomi che sembrano uguali a
quelli del mese precedente ma che adesso vanno ad aggiungersi al cambio di
stagione, al fuso orario, e al surriscaldamento incontrollato della terra e che
quindi meritano di essere trattati con qualche pozione magica nuova.
Non fai in
tempo a finire la descrizione dell’ultimo sintomo che il tuo erborista-guru-paraguru-parafarmaceutico
(che già ami per il solo fatto che è l’unico essere umano che frequenti
occasionalmente e crede ciecamente a ciò provi quando gli dici che non stai
bene), ti nomina l’ELEUTEROCOCCO.
Non riesci neanche a ri-pronunciarne il nome
tanto è lo sgomento verso qualcosa che non conosci e che senti nominare per la
prima volta.
È sufficiente sbattere gli occhietti con fare interrogativo per
sentire il tuo erborista-guru-paraguru sciorinare la sua spiegazione:
“l’eleuterococco è un adattogeno bla bla bla bla bla bla bla….” Non sai ancora
pronunciarlo e non stai capendo nulla di ciò che ti dice, ma adattogeno è già
entrato con ardore nel tuo vocabolario.
E mentre lui parla tu ti senti già
guarita, finalmente adatta, adattata al mondo e rivedi le tue giornate come non
le avevi mai viste:
- la sveglia che suona e tu che non bestemmi
- il barattolo
della marmellata si apre a primo colpo perché hai una forza interiore che riuscirebbe
a svitare anche quello del miele di zagara
- se il 105 non passa, ti adatti e
vai a piedi
- se a Porta Maggiore non capisci dove attraversare non ti arrabbi e
segui l’istinto e per un volta scopri che il tuo istinto non ti conduce sotto
le ruote di un treno ma alla fermata del tram.
- Ti accorgi di aver dimenticato
gli auricolari a casa ma capisci che se
non puoi sentire cantare, canti!
Ritorni in te sulle note di Starman paghi e metti in borsa la tua confezione
gialla di eleuterococco. Ferma alla linea del semaforo, nonostante il frastuono
dell’incrocio, riesci a sentire il bip bip del messaggio sul tuo telefono. Lo
afferri e senza esitare leggi. È il tuo Lui (non so se virgolettare “tuo” o
“lui”), che dopo 72 ore di silenzio ti scrive audacemente: “Ehi piccolina mia,
che fai?”. Non hai ancora ingerito nemmeno un grammo di eleuterococco ma già
senti i benefici e rispondi adattandoti all’arroganza con eleganza: “ehi! piccolina a chi? Io sono grande adesso”.
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