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mercoledì 28 giugno 2017

ELEUTEROCOCCO - laura isaia


Ci sono giornate in cui proprio non ce la fai più e giornate in cui pensi che con un buon integratore, l’80% dei tuoi malesseri potrebbe svanire. 
E così ti rechi nella tua erboristeria di fiducia, descrivi accuratamente i sintomi che sembrano uguali a quelli del mese precedente ma che adesso vanno ad aggiungersi al cambio di stagione, al fuso orario, e al surriscaldamento incontrollato della terra e che quindi meritano di essere trattati con qualche pozione magica nuova. 
Non fai in tempo a finire la descrizione dell’ultimo sintomo che il tuo erborista-guru-paraguru-parafarmaceutico (che già ami per il solo fatto che è l’unico essere umano che frequenti occasionalmente e crede ciecamente a ciò provi quando gli dici che non stai bene), ti nomina l’ELEUTEROCOCCO. 
Non riesci neanche a ri-pronunciarne il nome tanto è lo sgomento verso qualcosa che non conosci e che senti nominare per la prima volta. 
È sufficiente sbattere gli occhietti con fare interrogativo per sentire il tuo erborista-guru-paraguru sciorinare la sua spiegazione: “l’eleuterococco è un adattogeno bla bla bla bla bla bla bla….” Non sai ancora pronunciarlo e non stai capendo nulla di ciò che ti dice, ma adattogeno è già entrato con ardore nel tuo vocabolario. 
E mentre lui parla tu ti senti già guarita, finalmente adatta, adattata al mondo e rivedi le tue giornate come non le avevi mai viste: 
- la sveglia che suona e tu che non bestemmi 
- il barattolo della marmellata si apre a primo colpo perché hai una forza interiore che riuscirebbe a svitare anche quello del miele di zagara 
- se il 105 non passa, ti adatti e vai a piedi 
- se a Porta Maggiore non capisci dove attraversare non ti arrabbi e segui l’istinto e per un volta scopri che il tuo istinto non ti conduce sotto le ruote di un treno ma alla fermata del tram. 
- Ti accorgi di aver dimenticato gli auricolari a casa ma  capisci che se non puoi sentire cantare, canti! 
Ritorni in te sulle note di Starman  paghi e metti in borsa la tua confezione gialla di eleuterococco. Ferma alla linea del semaforo, nonostante il frastuono dell’incrocio, riesci a sentire il bip bip del messaggio sul tuo telefono. Lo afferri e senza esitare leggi. È il tuo Lui (non so se virgolettare “tuo” o “lui”), che dopo 72 ore di silenzio ti scrive audacemente: “Ehi piccolina mia, che fai?”. Non hai ancora ingerito nemmeno un grammo di eleuterococco ma già senti i benefici e rispondi adattandoti all’arroganza con eleganza: “ehi! piccolina a chi? Io sono grande adesso”.

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