Esauritosi l’entusiasmo
per i ritrovamenti, il silenzio ripiomba nella stanza. Una maledetta e inutile
voglia di Rolling Stones echeggia nell’aria. Vorrei accendere la radio ma non
ce l’ho. Di solito uso internet per la musica ma oggi non c’è più un solito a
farmi compagnia. Potrei mettermi a piegare la montagna di vestiti che sovrasta
la mia sedia, ma sono pigra e all’ordine preferisco lo scavo e così scavando mi
imbatto nell’ennesimo ritrovamento della giornata: un’edizione del teatro di B.
Brecht con il testo originale a fronte era rimasto seppellito da una montagna
di consumismo fatta di straccetti da indossare, stropicciati e mai piegati.
Leggo. Non ci resta che leggere quando non possiamo più comunicare. Leggo e mi
vien voglia di passare da Berlino prima di andare chissà dove. Quasi quasi
chiudo il libro apro il portatile e
prenoto un volo law cost. No, non posso, non ho internet. E nemmeno i
soldi. Continuo a leggere. Ma esistono ancora le agenzie di viaggio? Che dite,
finisco l’atto unico, indosso un abitino stropicciato e vado a prenotare il
viaggio? In questo micro spostamento di pensiero intravedo la mia immagine
nello specchio. Sono buffa, schiacciata sulla testata del letto con in mano
bertolt brecht. Sembro un francobollo della DDR. Che fame. Che voglia assurda
dei cetriolini di Good Bye Lenin. Se sapessi scrivere, scriverei la storia a
puntate dello Spreewald.
È quasi buio
dalla mia finestra, fuori la vita degli altri. Dentro la mia. Il respiro è
leggero, la consistenza è quella di un francobollo.
Certo, un muro, deve essere
sembrato qualcosa di più spesso di una linea gialla, ma suvvia, le giornate
senza i Rolling Stones non mi sembrano così invivibili.
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