Succede a tutti noi di affrontare momenti difficili,
non è vero?
Ci si sente diffidenti, afoni, dubbiosi.
Ci si aggira tra gli altri
sperando di dover dire o dare il meno possibile. Era agosto. Vagavo per le
città di mare. Al supermercato ci andavo
solo per dovere. Che il bagno schiuma con cui facevo la doccia profumasse
di oriente o di mandorle dolci, non faceva più differenza. Spesso mi mettevo
seduta per fissare un punto nel muro, non ho mai capito il perché di questo
gesto, forse per diventare muro anch’io. O forse avevo qualcosa di importante
da appende alle pareti. Poi però uscivo da casa e m’immergevo tra la folla, o nell’abbraccio di qualche vecchio amico, o tra gli sguardi caldi e maliziosi di chi non
vedi da tempo. Il sale sulla pelle, il sole ovunque tranne che dentro la tua
maglietta. Succede di stare così, no? Ma
succede pure che all’improvviso, ci imbattiamo in qualcuno o qualcosa che anima
da dentro i calcinacci con cui ci siamo protetti. Pensa al ghiaccio colpito da
una goccia di olio bollente. Pensa al rumorino che fa. Ti sembra di avvertire
questo rumore e non sai più se proviene da dentro o da fuori. Sento che dentro
mi si muove qualcosa che non mi aspettavo e non so cosa fare. A quel punto mi
viene in mente un coccodrillo. E penso come un coccodrillo. Io sono un coccodrillo.
Mi sento un coccodrillo. Chi mi sta davanti vede solo un coccodrillo. E mi
chiedo anch’io, ma quando è felice, il coccodrillo, come fa?
Immagine: http://wiebkerauers.tumblr.com/post/104761275873
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.